Cardile da Marchionne a Newey

Enrico Cardile e’ appena riemerso dal gardening cominciando davvero a lavorare in Aston Martin dopo vent’anni passati a Maranello. Beyond the grid, il podcast ufficiale della Formula1 e’ andato a sentirlo.

“Non posso che essere entusiasta di quello che mi aspetta qui in Aston – ha detto l’ex ingegnere ferrarista – quella del team è una sfida enorme ma siamo convinti di avere tutto ciò che serve, compreso l’impegno della proprietà per arrivare all’obiettivo finale: vincere. Sono parte di un progetto affascinante, stiamo sviluppando la nuova sede e una galleria del vento di ultima generazione. La usiamo da poco, e servirà tempo per poterne sfruttare tutto il potenziale”.

Lui e l’Inghilterra

“Penso che vi sorprenderei dicendo che amo vivere qui. Le persone, al contrario di quanto si crede, sono molto inclusive e, specie nei piccoli villaggi, c’è un grande senso di comunità. Certo, qui non avremo il meteo che c’è in Italia, ma le persone che ci vivono compensano ampiamente”.

Differenze con Maranello

“Credo che ci sia una fondamentale differenza tra l’approccio italiano e quello inglese in Ferrari è tutto già consolidato, i processi e gli strumenti di lavoro sono ben già definiti. Qui in Aston, invece, è ancora tutto in divenire. Stiamo costruendo i processi e gli strumenti del futuro e questo mi affascina moltissimo”.

La passione

“In Inghilterra le persone sono decisamente meno emotive e questo è senz’altro un punto di forza. Qui si resta calmi, specie quando cresce la pressione, non si perde mai il focus sull’obiettivo. In Italia, invece, l’emotività tende a prendere il sopravvento”.

Il consiglio di Marchionne

“Una volta Marchionne mi suggerì di non leggere i giornali. Penso sia il miglior consiglio che potessi ricevere. All’inizio faticavo a seguirlo, poi capii che aveva ragione. Quando leggi, ti arrabbi, e la cosa non riguarda solo te, ma anche le persone che devi gestire, tutta l’organizzazione”.

La sua carriera

“Ho iniziato nel reparto GT. Mi occupavo dei sistemi di raffreddamento e della gestione termica. Poi sono passato all’aerodinamica e con il tempo le responsabilità crescevano sempre più. Un privilegio incredibile”.

La chiamata

“Poi mi chiamo’ Marchionne. arlammo per un’ora. Non sapevo nemmeno perché mi avesse convocato. Solo dopo seppi che aveva deciso che il mio futuro sarebbe stato nel reparto Formula Uno”.

“Non l’ho cercata io, ma fu davvero una grande opportunità. All’inizio quasi scioccante, poi sempre più entusiasmante. Marchionne era un uomo molto esigente e diretto, faceva domande semplici che richiedevano risposte complesse. Mai con l’intento di intimidire. Di stimolare, piuttosto”.

Il rapporto con Newey

“Adrian è il motore dietro allo sviluppo della nuova macchina. Le nostre stanze sono una affianco all’altra. Mi assicuro che abbia sempre tutte le informazioni necessarie così che ciò che immagina diventi presto fattibile. È davvero incredibile, lui pensa in 3D ma disegna in 2D. Ha una mente brillante e un’esperienza davvero unica”.

Il suo insegnamento

“Da lui sto imparando che bisogna essere intransigenti. È mosso dal desiderio di raggiungere i suoi obiettivi senza alcun compromesso. Se propone un’idea apparentemente impossibile da realizzare è perché ha già in mente come fare affinché diventi realtà. È capace di lavorare ad un livello altissimo ma anche di scendere nei dettagli tecnici affinché tutto funzioni a dovere”.

Il suo lavoro

“Il mio focus è al 90% sulla vettura del prossimo anno sarà una sfida importante, perché cambieranno molte cose. Mi riferisco all’aerodinamica, al peso minimo, le power unit, la tipologia di carburante. Ma quando si lavora su regolamenti nuovi, si scoprono sempre margini per essere creativi”.

Che Farebbe in caso di vittoria?

“Penso che sarei soddisfatto, ma per i primi cinque minuti. Poi penserò subito: “E ora?”. Non sono bravo a festeggiare, ho sempre bisogno di nuovi obiettivi, nuovi viaggi da intraprendere”

Peccato non gli abbiano chiesto se si sente il padre della fallimentare Sf-25 come sistiene Vasseur…

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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